Il Successo

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Mr Dan
view post Posted on 25/5/2009, 11:24




eh.... non so proprio da dove partire. Partiamo dal principio, ovvero cosa intendiamo per successo. Intendiamolo quindi come comunemente viene inteso, ovvero successo commerciale. Per successo commerciale intendo quel successo in cui qualcuno si è distinto in un campo (per un suo lavoro, un opera, etc..) ed ha riscosso presso il grande pubblico un interesse diffuso che a portato quel soggetto ad avere popolarità. Successo e popolarità vanno all'unisono, e non credo occorra più di tanto spiegare perché i due non sono necessariamente sinonimi di qualità. Ma non scostiamoci dal discorso madre, ovvero il successo in se. Il successo non è un concetto soggettivo, perché il successo sono gli altri che lo decretano, e quindi si ha successo solo se l'universale (come diceva Kierkegaard) riconosce un qualche merito al singolo.
Ho specificato all'inizio successo commerciale, perché il successo è ora più che mai accompagnato indiscussamente dalla gratificazione come compenso di grosse somme monetarie.
Il successo esisterebbe senza soldi? Bella domanda vero? Esisterebbe un successo non di tipo commerciale, esisterebbe un successo dal punto di vista storico, dei valori e dell'essere (dell'essere uomo, niente ontologia).
Esisterebbe un successo del singolo in relazione a ciò che davvero ha prodotto, fuori quindi dai canoni estetici modaioli contemporanei. Possiamo dire che Dostoevskij ha avuto successo? Pensate che all'inizio non se lo filava nessuno, e fu uno dei tanti che pubblicò le sue opere di tasca sua. Oggi è considerato uno dei più grandi scrittori. Insomma come funziona questo successo? Semplicissimo: il successo segue il mercato, il successo vuole le vendite, e se non vendi non hai successo, o meglio non hai successo commerciale. Successo, vendite, soldi, popolarità. In ogni campo, in ogni disciplina. Non tutti vengono capiti subito, molti addirittura non lo sapranno mai perché accadrà dopo la loro morte, altri poco prima, qualcuno che non conosciamo forse non è mai stato capito.
Come tutte le cose ovviamente ci sono anche casi anche in cui il successo sposa il valore, e quindi che l'etica e l'estetica insieme diventano un tutt'uno. Si fondono, come difatti sempre dovrebbe essere. Ma volere successo, avere fama di successo cos'è? E' vender-si per vender-e tanto.

Il successo alla moda si ottiene con la pubblicità e si paga con la prostituzione alla folla. Invertendo l'ordine dei fattori il successo non cambia, diventa forse più duraturo, perché "sofferto". Il successo ottenuto col merito e pagato con l'indifferenza annoia il grosso pubblico e, da qualche tempo in qua, anche gli altri.(Flaiano)

Conosco addirittura chi si fregia di lavorare, essere ricco, e considerarsi un mercenario; avete presente quelle teste da novanta che vengono chiamate a destra e a sinistra per ricoprire le più alte cariche aziendali? Ecco roba del genere. Puttane d'alto borgo insomma, vanno con chi offre di più. Non condanno nessuna etica, perché una assoluta non ne esiste, quindi mi sta bene anche questo, purché non mi si venga a dire che questo è un modello da seguire, o da cui poter imparare qualcosa. No grazie, preferisco ancora la morale di Kant o Hobbes. Questi figuri li lasciamo goder-si il loro non-meritato successo.
Bill Gates, Steve Jobs, tante per dire due tra i più famosi, queste persone si che hanno avuto vero successo. Ho voluto appositamente fare esempi contemporanei e commerciali, ciò di gente di cui si legge continuamente, per far vedere come ancora oggi è possibile creare veramente qualcosa. Credetemi, questi due signori non avevano in testa di diventare ricchi, lungi proprio, se ne resero solo conto che lo sarebbero diventati quando videro la grandezza di quello che avevano creato.
Se riesco ad essere me stesso ed avere anche successo e quindi danaro, di sicuro non mi dispiacerebbe. Non disprezzo il successo. Ma penso che questo è molto difficile e raro, e non a tutti è concesso questo privilegio. A me personalmente piacciono i soldi e il lusso, ma i soldi sono solo un mezzo, non hanno valore a se, non è un fine da raggiungere, non è teleologia. Non si è mai se stessi inseguendo il successo, almeno che non si è apatici o affetti da atarassia. Chi insegue un fine (anche se tutti ne inseguiamo uno), insegue la morte, e non avrà mai rispetto per la sua vita. Bisogna costruire qualcosa di alto, ma che non siano grattacieli.

Edited by Mr Dan - 25/5/2009, 12:46
 
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ciampi20
view post Posted on 25/5/2009, 12:16




CITAZIONE (Mr Dan @ 25/5/2009, 12:24)
eh.... non so proprio da dove partire. Partiamo dal principio, ovvero cosa intendiamo per successo. Intendiamolo quindi come comunemente viene inteso, ovvero successo commerciale. Per successo commerciale intendo quel successo in cui qualcuno si è distinto in un campo (per un suo lavoro, un opera, etc..) ed ha riscosso presso il grande pubblico un interesse diffuso che a portato quel soggetto ad avere popolarità. Successo e popolarità vanno all'unisono, e non credo occorra più di tanto spiegare perché i due non sono necessariamente sinonimi di qualità. Ma non scostiamoci dal discorso madre, ovvero il successo in se. Il successo non è un concetto soggettivo, perché il successo sono gli altri che lo decretano, e quindi si ha successo solo se l'universale (come diceva Kierkegaard) riconosce un qualche merito al singolo.
Ho specificato all'inizio successo commerciale, perché il successo è ora più che mai accompagnato indiscussamente dalla gratificazione come compenso di grosse somme monetarie.
Il successo esisterebbe senza soldi? Bella domanda vero? Esisterebbe un successo non di tipo commerciale, esisterebbe un successo dal punto di vista storico, dei valori e dell'essere (dell'essere uomo, niente ontologia).
Esisterebbe un successo del singolo in relazione a ciò che davvero ha prodotto, fuori quindi dai canoni estetici modaioli contemporanei. Possiamo dire che Dostoevskij ha avuto successo? Pensate che all'inizio non se lo filava nessuno, e fu uno dei tanti che pubblicò le sue opere di tasca sua. Oggi è considerato uno dei più grandi scrittori. Insomma come funziona questo successo? Semplicissimo: il successo segue il mercato, il successo vuole le vendite, e se non vendi non hai successo, o meglio non hai successo commerciale. Successo, vendite, soldi, popolarità. In ogni campo, in ogni disciplina. Non tutti vengono capiti subito, molti addirittura non lo sapranno mai perché accadrà dopo la loro morte, altri poco prima, qualcuno che non conosciamo forse non è mai stato capito.
Come tutte le cose ovviamente ci sono anche casi anche in cui il successo sposa il valore, e quindi che l'etica e l'estetica insieme diventano un tutt'uno. Si fondono, come difatti sempre dovrebbe essere. Ma volere successo, avere fama di successo cos'è? E' vender-si per vender-e tanto.

Il successo alla moda si ottiene con la pubblicità e si paga con la prostituzione alla folla. Invertendo l'ordine dei fattori il successo non cambia, diventa forse più duraturo, perché "sofferto". Il successo ottenuto col merito e pagato con l'indifferenza annoia il grosso pubblico e, da qualche tempo in qua, anche gli altri.(Flaiano)

Conosco addirittura chi si fregia di lavorare, essere ricco, e considerarsi un mercenario; avete presente quelle teste da novanta che vengono chiamate a destra e a sinistra per ricoprire le più alte cariche aziendali? Ecco roba del genere. Puttane d'alto borgo insomma, vanno con chi offre di più. Non condanno nessuna etica, perché una assoluta non ne esiste, quindi mi sta bene anche questo, purché non mi si venga a dire che questo è un modello da seguire, o da cui poter imparare qualcosa. No grazie, preferisco ancora la morale di Kant o Hobbes. Questi figuri li lasciamo goder-si il loro non-meritato successo.
Bill Gates, Steve Jobs, tante per dire due tra i più famosi, queste persone si che hanno avuto vero successo. Ho voluto appositamente fare esempi contemporanei e commerciali, ciò di gente di cui si legge continuamente, per far vedere come ancora oggi è possibile creare veramente qualcosa. Credetemi, questi due signori non avevano in testa di diventare ricchi, lungi proprio, se ne resero solo conto che lo sarebbero diventati quando videro la grandezza di quello che avevano creato.
Se riesco ad essere me stesso ed avere anche successo e quindi danaro, di sicuro non mi dispiacerebbe. Non disprezzo il successo. Ma penso che questo è molto difficile e raro, e non a tutti è concesso questo privilegio. A me personalmente piacciono i soldi e il lusso, ma i soldi sono solo un mezzo, non hanno valore a se, non è un fine da raggiungere, non è teleologia. Non si è mai se stessi inseguendo il successo, almeno che non si è apatici o affetti da atarassia. Chi insegue un fine (anche se tutti ne inseguiamo uno), insegue la morte, e non avrà mai rispetto per la sua vita. Bisogna costruire qualcosa di alto, ma che non siano grattacieli.

i tempi che percorriamo sono ben sintetizzati da questa frase
"... materiali eterogenei infiochettati per suscistare l'emozione spettatoriale simultanea al configurarsi dell'oggetto bello e all'attenzione della stima critica.MA se codesto risultato artistico è così vilmente subordinato al successo decretato dalla visione altrui e dall'apprezzamento critico la fantomatica aristocrazia del simbolico lavoro è degradata a vilissimo posto di lavoro se non addirittura svergognata a dopolavoristico galeotto sollazzo.."
fa parte della umana miseria quella di trovare il proprio valore nel riconoscimento altrui.è anche per questo che si fanno le guerre.per avere un modo di credere in se stessi, di mostrare il nostro valore
E' verissimo che inseguire un fine significa inseguire la morte..ma il fine si sostituisce alla morte..ecco perchè ognuno cerca un fine...la teleologia quando era religiosa era ancora decente ma quando diventa mondana come spiegato da Dan ecco che davvero l'amarezza ci coglie nei nostri animi aristocratici ancora immersi in un bios teoretikos di stoica memoria.
Purtroppo non riesco ad ammirare sinceramente e profondamente uno che diventa famoso di questi tempi..magari è bravo..è un giovane bravissimo...ma non è GRANDE...cosa significa grandezza? Leggere il saggio di Thomas Carlyle “Gli eroi e il culto degli eroi” ..............ogni grandezza è inconsapevole, oppure è poco e nulla...(thomas carlyle)
 
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Mr Dan
view post Posted on 25/5/2009, 13:57




Ci tengo a sottolineare nuovamente che non volevo si intendesse questo discorso solo in campo artistico, ma in qualsiasi campo umanistico.
 
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2 replies since 25/5/2009, 11:24   82 views
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